Conviene acquistare azioni al prezzo di IPO?
In una recente intervista l’amministratore delegato di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, ha affermato di ritenere possibile che nel corso del 2018 ben 50 nuove società si quoteranno a Piazza Affari.
Il dato è significativo considerato che alla Borsa di Milano allo stato risultano quotate 339 società nel segmento principale. Tale dato non risulta, tuttavia, affatto sorprendente.
Nei periodi di mercato più o meno euforico, come quello attuale, proliferano le IPO (offerta pubblica iniziale o offerta pubblica di vendita), sponsorizzate dalle varie banche di investimento e dalle schiere di promotori finanziari.
Ad avviso di Affari di Borsa l’investitore accorto prima di decidere di acquistare azioni al prezzo di IPO cedendo magari alle suadenti prospettazioni del proprio broker di un facile e rapido guadagno farebbe bene a chiedersi se abbia compreso bene che cosa è un IPO e quali siano gli interessi che entrano in gioco.
Che cosa è un'IPO?
Per IPO, ovvero nella sua formula estesa “offerta pubblica iniziale”, si intende l’offerta di vendita che una società propone al mercato di una parte delle proprie azioni.
La società in sostanza colloca sul mercato una parte del proprio capitale azionario ricevendo a corrispettivo del denaro che potrà utilizzare per espandere la propria attività.
In tale operazione la società si avvale dell’opera di un advisor e di una banca che fisserà il prezzo dell’azione da collocare garantendone il collocamento in tutto o in parte sul mercato, dietro il corrispettivo di una fee, di norma legata al capitale ottenuto sul mercato e, quindi, al prezzo di collocamento dell’azione.
Acquistare azioni al prezzo di IPO conviene?
L’offerta pubblica iniziale, ovvero il collocamento sul mercato azionario di una nuova società, attrae spesso l’attenzione degli operatori del settore ed è oggetto di massicce campagne pubblicitarie.
Il numero delle IPO e l’interesse che suscitano sono tanto maggiori quanto più il mercato azionario è in fase rialzista.
È infatti nelle cosiddette fasi Toro del mercato che gli appetiti si risvegliano sulle IPO sia da parte delle società desiderose di raccogliere capitale sia da parte degli investitori sempre alla ricerca di nuove prospettive di investimento.
Le novità, del resto, tendono ad avere una attrattiva maggiore rispetto alle realtà di cui già si dispone.
Ed è in questo clima positivo ed euforico che le banche di investimento amano operare quali advisor di soggetti emittenti.
Tanto più il sentimento del mercato è positivo, tanto più i prezzi delle azioni saranno sopravvalutati tanto maggiori saranno le loro fee.
In questo contesto l’investitore accorto deve operare con ancora maggiore cautela, avendo ben presente gli interessi in gioco.
Tuttavia, l’ambiente in cui tendono a proliferare le IPO non costituisce l’unico né il maggiore fattore di rischio per l’investitore, come siamo soliti evidenziare nei nostri corsi di investimento.
Acquistare azioni al prezzo di IPO significa acquistare sul mercato primario; vale a dire acquistare l’azione direttamente dalla società emittente.
Di contro, quando si acquista sul mercato secondario, vale a dire in borsa, si acquistano azioni già in circolazione da altri investitori.
La circostanza potrebbe sembrare di poco rilievo di primo acchito ma cosi non è.
Acquistando un’azione in circolazione l’investitore agisce in situazione di parità competitiva con il venditore.
Entrambi dispongono delle medesime informazioni riguardo la società.
Entrambi, nella maggior parte dei casi, sono investitori privati.
Il prezzo base di contrattazione è determinato dal mercato.
Nella offerta pubblica iniziale il contesto è ben diverso.
Chi vende è la società stessa e in quanto tale è depositaria di ogni tipo di informazione societaria che invece è preclusa all’investitore, il quale non può neanche fare affidamento sulle informazioni standard che sono a disposizione per le azioni già in circolazione.
Il prezzo è fissato dalla società stessa, la quale lo fisserà ad un livello ritenuto per essa conveniente in ciò coadiuvata dall’advisor, cointeressato, in quanto remunerato in base al prezzo di collocamento dell’offerta pubblica iniziale (tanto più alto il prezzo, tanto più alte saranno le sue fee).
Non va trascurato, poi, che per le azioni già in circolazione l’investitore è in grado di farsi un’idea sull’affidabilità del management e sull’andamento del business, potendo scrutinare le relazioni societarie che le società quotate in borsa sono obbligate a rilasciare a cadenza semestrale/trimestrale.
Di contro le azioni di nuova emissione sfuggono a una possibile accurata disamina da parte dell’investitore e ad una preventiva verifica del mercato.
L’asimmetria informativa e lo svantaggio competitivo in cui versa chi decide di acquistare azioni al prezzo di IPO impongono da parte sua una maggiore cautela e prudenza in fase di acquisto.
Per queste ragioni Affari di Borsa è restia ad acquistare azioni al prezzo di IPO.
In sede di IPO risulta, infatti, più difficile poter valutare:
- l’effettivo valore della società;
- la congruità del prezzo d’acquisto;
- l’effettivo andamento del business;
- la capacità e l’affidabilità del management;
- gli eventuali acquisti di azioni da parte dei vertici aziendali (internal dealing).
Tutti fattori che Affari di Borsa valuta accuratamente, attraverso il Sieve System, prima di procedere ad un acquisto.
L’investitore poco accorto corre così il rischio di trascurare che le rosee prospettive dell’offerta pubblica di iniziale (possibili, forse anche probabili ma non certe) spesso risultano già incorporate nel prezzo di acquisto e nel caso non si realizzino compiutamente, possono tradursi in un significativo ritracciamento del prezzo dell’azione.
Molte delle recenti IPO (Facebook, Twitter, Snapchat, ecc.) hanno mostrato significativi cali di prezzo dell’azione all’indomani della quotazione confermando quanto possa essere rischioso per l’investitore privato cedere alle lusinghe del mercato e dei vari broker.